5.3.14

[PETER EISENMAN. Piranesi Prix de Rome 2014]



[Roma, lunedì 10 marzo 2014 dalle ore 15,15 presso la Casa dell’Architettura Acquario Romano, cerimonia aperta al pubblico.]

L’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia e l’Ordine degli Architetti della Provincia di Roma annunciano l’assegnazione della quarta edizione del Piranesi Prix de Rome 2014, riconoscimento all’alta cultura classica in architettura, all’architetto newyorkese Peter Eisenman, classe 1932.

[ÁLVARO SIZA]


[venerdì 14 marzo, ore 17.00 -Auditorium del MAXXI ]
L’incontro con l’architetto portoghese Álvaro Joaquim de Melo Siza Vieira, meglio noto come Álvaro Siza, è il primo di una serie in cui il Museo, in collaborazione con la Metropolitana di Napoli, propone un approfondimento sui progetti delle stazioni che stanno cambiando la fisionomia e la mobilità della città dove continuo è lo scambio e confronto tra tradizione e innovazione.





21.2.14

[ARCHITETTURA DEI TERMOVALORIZZATORI]


Seppur spesso con grandi difficoltà, negli ultimi anni le tematiche della progettazione architettonica si sono legate a quelle della produzione industriale. L’ Europa in generale, ma soprattutto l’ Italia, negli ultimi vent’anni ha dovuto fare i conti con la tematica delle aree industriali dismesse e della loro possibile riconversione.

Ciò nonostante occuparsi della tematica della progettazione degli inceneritori può sembrare un argomento di nicchia nel panorama dell’architettura contemporanea, eppure, da almeno una ventina di anni, si assiste ad un coinvolgimento nella progettazione di questi grandi manufatti industriali dell’ architettura.

Ecco allora che l’architettura assume il compito di gestire questi manufatti, tecnicamente sofisticati e funzionalmente specializzati, raffrontantandosi soprattutto con il tema dell’impatto ambientale, sia nel contesto naturale, ma frequentemente anche nel contesto delle periferie urbanizzate alle porte della città.

L’interesse sia funzionale che architettonico nei confronti di tali manuffati si è manifestata già a partire dalla metà dagli anni ’80, quando, cioè, l’attenzione ai temi quali la previsione dell’esaurimento imminente delle risorse energetiche fossili, l’inquinamento terrestre e l’evidenza di forti cambiamenti climatici, matura una sensibilità che porta alla definizione dei concetti come ecologia e sostenibilità.

La tutela dell’ambiente si è imposta negli ultimi anni come istanza primaria ed essenziale in riferimento ai settori delle attività umane che hanno maggiormente “impatto ambientale”, dettando profonde trasformazioni nella prassi progettuale al fine di controllare, l’impatto che particolari interventi industriali o anche edilizi hanno in rapporto a delicate situazioni ambientali.

Il tema del fabbisogno energetico è uno dei principali fattori che ha portato allo sviluppo delle tecnologie dei nuovi impianti di termovalorizzazione, ossia centrali che recuperano energia dall’ incenerimento dei rifiuti, unica risorsa inesauribile.

Il termine termovalorizzatore, ha come scopo primario lo smaltimento dei rifiuti da preferirsi alle discariche indifferenziate. Se fino a qualche tempo fa il problema dei rifiuti, anche agli occhi dell’opinione pubblica, era tutto sommato accettato perchè non visibile, interrato fino a formare delle vere e proprie colline artificiali; con l’esaurimento per completamento di talune discariche, e con le tristi e recenti situazioni di emergenza rifiuti nell’ Italia meridionale, il caso è esploso suscitando lo sdegno nell’opinione pubblica.

Quattro Associati - AMSA, Silla 2 Milano -1996/2001

Nella maggiorparte dei Paesi europei, presupponendo un sistema efficiente di raccolta differenziata, gli scarti dela stessa procedura e tutti i rifiuti non riciclabili, sono inviati ad un termovalorizzatore che ne sfrutta il valore energetico dovuto alla loro combustione. Statisticamente un grande termovalorizzatore può fornire quantitativi di energia sufficienti a soddisfare il fabbisogno di circa 80.000-90.000 famiglie, eliminando decine di migliaia di caldaie che immettono quantitativi di inquinandi molto elevati.

Nonostante le polemiche e le critiche che ruotano da sempre attorno al problema delle emissioni di polveri ultrafini in atmosfera, bisogna considerare che la tecnologia, integrata all’architettura, sta raggiungendo risultati sempre più accettabili.



BIG Architects - AMF Copenhagen, concorso 2010
E’ evidente che a fronte di un miglioramento delle prestazioni tecniche dei nuovi inceneritori sia necessario investire anche su una loro dimensione estetica, in termini di architetture compatibili sia se inserite in contesti urbani che in contesti naturali.

La sostenibilità in architettura è ormai elemento essenziale per comprendere il progetto contemporaneo.

La combinazione di fattori come la riduzione dell’impato ambientale, la riconoscibilità formale e funzionale, la condivisione estetica e sociale, definisce gli obiettivi di “sostenibilità” applicati a questa nuova tipologia di architettura, nel pieno rispetto della normativa esistente.

Carlo Nepi - Impianto di Termovalorizzazione a Pian dei Foci, Siena - 2006/2010
L’architettura dunque, attualmente si deve confrontare con altre due tematiche in chiave di “sostenibilità” ambientale: da un lato associare una nuova “veste architettonica” attraverso opere di riqualificazione sugli impianti esistenti, dall’altro la progettazione ex-novo dei termovalorizzatori.

Tra i temi di ricerca che accompagnano l’architettura vi dovranno duneque essere senza dubbio l’attenzione al contesto, che ricopre certamente una importanza fondamentale; la scala, intesa come rapporto tra ciò che si costruisce e quello che deve contenere e la dimensione del contesto; il rapporto tra forma e funzione, imprescindibile se relazionato alle macchine e attrezzature che costituiscono un impianto di termovalorizzazione.

Bibliografia: Industria delle Costruzioni, n. 420 - luglio/agosto 2011

[ARCHITETTURA E COSTRUZIONI INDUSTRIALI]


La sintesi formale e la funzionalità degli spazi industriali hanno rappresentato per molti architetti un riferimento importante nell'elaborazione di un linguaggio architettonico, e questo è accaduto anche recentemente, in alcuni casi notevoli: Herzog e De Meuron con il progetto della centrale di segnalazione della stazione di Basilea; Jean Nouvel con il progetto, non realizzato, di termoutilizzatore di Dalmine.

Le città non sono fatte solo da musei ma anche da stazioni marittime, centrali elettriche, inceneritori, che caratterizzano significativamente la vita dei cittadini. Anche in Italia, negli ultimi anni, al centro del dibattito, vi è la riqualificazione degli spazi urbani.

[LIN ARCHITECTS. Tecnologie per un recupero sostenibile]

LIN è un laboratorio di architettura, urbanistica e design con sede a Berlino e Parigi fondato nel 2001 dalla romana Giulia Andi e dal tedesco Finn Geipel.
La ricerca del laboratorio si basa sulla visione dell’architettura non semplicemente come un'attività esplicitamente formale, ma come un sistema di interazioni complesse tra forze e corpi.
La ricerca condotta nel campo della sostenibilità assume due significati: sostenibilità economica e sostenibilità ecologica. Quest’ultima vede la progettazione di strutture efficienti che rispondano in modo intelligente e sensibile ai bisogni specifici del loro uso nel tempo.

La ricerca parte dal LIA (Laboratorio di Architettura Integrativa) fondato presso la Technische Universität di Berlino nel 2000. Il suo lavoro si concentra sulle strategie di progettazione adattabili e sostenibili in architettura e urbanistica.



[ALVEOLE 14.Il progetto chiave]


Progetto: LIN Architects
Realizzazione: 2007

IL PORTO
La base sottomarina di St Nazaire , costruita dalla Marina tedesca durante la seconda guerra mondiale , si trova proprio in corrispondenza del porto della città vecchia . Le dimensioni sono notevoli ( 295 x 130 x 18 m ) con pareti di cemento che raggiungono fino a 9 metri di spessore. Una struttura in cemento, cruda.



LA BASE SOTTOMARINO E LA CITTA '
La posizione centrale della base nella città vecchia, ha reso il centro abitato bersaglio di raid aerei dal 1942, i quali hanno distrutto sino a ll’ 85% dell’ abitato.
La ricostruzione della città iniziò nel 1949, ma come era usanza intervenire, venne delocalizzata dal porto. Il bunker, praticamente illeso, è rimasto conseguentemente per molti anni solo un forte ostacolo tra la città e il porto.



PROGETTO " VILLE -PORT "
Dal 1990 , la comunità e la politica della città di Saint - Nazaire hanno compiuto numerosi sforzi per rilanciare il legame storico tra il centro città e il porto . Nel 1991 , l’istallazione dell’artista Kersalé ha illuminato il porto industriale con il progetto, " Nit des Docks " . Nel 1994 , è stato avviato il progetto urbanistico " Ville -Port " che è stato riconosciuto come base centrale per lo sviluppo futuro della città.



ALVEOLI 14
Il progetto si compone di quattro elementi: LIFE , uno spazio per forme d'arte emergenti; VIP , che ospita eventi di musica, studi di registrazione e un archivio. Il PERCORSO principale, condotta di attraversamento di tutto Bunker, torna a vivere collegando i vari programmi e creando interazione tra ciascuna delle cellule ed infine, la CUPOLA geodedica.



Un "tappeto di luce" che pende dal soffitto fatto di bacchette di metallo e luci a LED, definisce lo spazio, modella i volumi scuri lungo questo percorso tra vecchio e spazi di nuova creazione.



Il LIFE è uno spazio unico di dimensioni pari a circa 90 m x 20 m x 18 m . Occupa la maggior parte del primo bacino sottomarino e nel processo di recupero è stato dotato anche di alcuni dettagli minimalisti che hanno coinvolto l'uso di materiali contrastanti, come ad esempio un pavimento di cemento mescolato con quarzo. Le pareti verticali invece non hanno alcun trattamento, lasciate alla loro brutalità.

Lo spazio VIP, che occupa una stanza a tutta altezza, contiene inedite funzioni se relazionate ad un bunker: un bar, un archivio e un ambiente per eventi musicali. Una nuova grande scalinata sale attraverso un passaggio aperto nel soffitto e conduce ad una costruzione a cupola geodetica, anche questa recuperata: dal 1984 al 2004, la cupola era infatti in uso come rivestimento per l'unità radar strategica al Berlin Tempelhof Airport. La sua struttura in alluminio definisce 298 triangoli, ciascuno coperto con una membrana traslucida. Nel luglio 2004 , la cupola è stata sollevata dalla sua posizione originale e ricollocata in opera.


Il bunker è intrinsecamente ambivalente: è al contempo una barriera e un riferimento. Quest’ultimo aspetto è stato rafforzato inserendo proprio la cupola, punto focale visivo, rendendo visivamente avvicinabile il bunker ed esaltandone il potenziale per diventare uno dei più importanti luoghi pubblici della città.

























[STEFANO BOERI ARCHITETTI]]

Stefano Boeri, architetto e urbanista, è professore associato di progettazione urbanistica presso la Facoltà di Architettura di Genova e guest professor al Berlage Institute di Amsterdam. Autore del manifesto sull' ambiente la sostenibilità scritto con l'economista Jeremy Rifkin.

Ambiente e Sostenibilità
Oggi convivono tre grandi retoriche sul tema della sostenibilità, tutte mirate a proporre una sorta di riconciliazione tra natura e città. Una prima retorica, di tipo tecnocratico, ci invita a credere che, potenziando e diffondendo ovunque i dispositivi di captazione e accumulo delle energie rinnovabili, sia possibile raggiungere una sorta di compensazione tra natura e sfera antropica: come se la gigantesca orma dell’uomo sulla natura potesse farsi più lieve, grazie a un formidabile sforzo tecnologico che riduce al minimo i consumi energetici. Una seconda retorica, invece, propone una riconciliazione fondata sull’idea di estensione delle pratiche di coltivazione: come se l’agricoltura, cioè il prendersi cura del terreno a fini produttivi, potesse diventare una grande panacea dei mali dell’urbanizzazione. Da qui, l’ipotesi di un allargamento delle aree coltivabili sia all’esterno sia all’interno delle nostre città. La terza retorica, infine, riconosce alla natura un grado assoluto di autonomia rispetto alla sfera antropica e cerca una riconciliazione basata su un principio di coesistenza: la città deve saper circoscrivere il proprio terreno e rispettare zone di naturalità pura, dove molteplici specie vegetali e animali possano crescere e svilupparsi in totale autonomia, fuori dal controllo umano. Le tre retoriche hanno avuto un grande peso nell’architettura. Quella tecnocratica è stata rilanciata qualche anno fa da un libro scritto da un architetto, William McDonough, e da un biochimico, Michael Braungart, dal titolo Cradle to Cradle. Un libro che negli USA ha avuto un grande successo, nel quale si propone di estendere all’edilizia e all’urbanistica il principio della metabolizzazione (e del riciclo) di tutti gli artefatti umani, ispirandosi all’idea che le architetture possano funzionare come piante, come alberi, e dunque siano in grado di assorbire l’energia dal sole, dalla terra e di consumarla senza produrre residui. La seconda retorica, quella agro-produttiva, ha radici anche nel pensiero dell’architettura radicale, e in particolare nell’opera di Andrea Branzi: nel suo lavoro è sempre stata presente una riflessione sulla compatibilità tra artificio urbano e dimensione vegetale: da No-Stop-City (1969) al progetto teorico di Agronica (1995). Questa retorica promuove la valorizzazione dell’agricoltura di prossimità e lo sfruttamento di ogni superficie urbana disponibile a verde progettato. La natura viene coltivata in forma di giardino, di muro verticale, di bosco, di terreno agricolo, nella prospettiva di demineralizzare lo spazio urbano, trasformandolo in una superficie vegetale, verticale e orizzontale, continua.
La terza retorica è quella più estrema, più spigolosa, ma anche la più interessante. Nega l’artificio e riconosce alla natura un’autonomia assoluta, tale da non poter essere copiata, coltivata o riprodotta. La natura è intesa come una sfera animale e vegetale indipendente, su cui non si può intervenire. Da qui l’idea di Terzo Paesaggio sviluppata dal paesaggista Gilles Clément, che legge in quel vasto insieme di spazi urbani abbandonati dall’uomo e riassorbiti dalla natura (binari, infrastrutture, aree industriali, capannoni ricoperti da rovi, sterpaglie, verde selvatico e residuale, erbacce) i germi di una nuova spazialità, imprevedibile e non condizionabile dalla progettazione urbana. La cosa che mi interessa di più di quest’ultima retorica è che pone finalmente, in modo estremo, la questione di un’etica urbana non antropocentrica, di una disciplina che arrivi a considerare, anche dentro il territorio urbanizzato, zone di totale autonomia della natura.” (Stefano Boeri)

La foresta verticale - 2009/2014



[CENTRALE GEOTERMICA ENEL. Bagnore 3]

Con Stefano Boeri; Lucina Caravaggi
Località: Santa Fiora (GR)
Committente: Enel - Erga
Progetto:1997
Realizzazione: 1999





Nel 1997 Stefano Boeri viene incaricato dall'Enel-Erga di progettare a Santa Fiora sul monte Amiata l'inserimento nel paesaggio di una centrale geotermica già esistente. L'idea consiste nel ripensare la centrale come una grande "machine" nel paesaggio, con la copertura che la avvolge come un guscio protettivo: un segno preciso, sintetico, formale che si integra con la pendenza del terreno creando un corpo unico tra il terreno stesso e la copertura.
Il progetto, realizzato da Stefano Boeri, ripropone il tema dell'inserimento, in un particolare contesto paesistico di pregio, di strutture industriali indispensabili e raramente integrate nel territorio.


La committenza aveva chiesto di nascondere l’impianto all’interno di scatoloni industriali, cercando di camuffare la centrale. La scelta è stata invece quella di dare massima visibilità all’impianto, trasformando una serie di ingranaggi anonimi e impresentabili (i macchinari e le torri di raffreddamento) in una grande macchina unitaria.
La struttura architettonica della centrale è formata da 17 travi cor-ten (acciaio brevettato dalla United States Steel Corporation nel 1933, dotato di buona resistenza alla corrosione ed elevata resistenza meccanica) di lunghezza variabile tra i 55 e gli 89 metri, mentre due pannelli d'acciaio sono collocati sul lato corto dell'oggetto


Un'emittente radiofonica locale ha proposto di realizzare sotto la centrale un concerto rock, a testimonianza di come l'architettura possa talvolta diventare un simbolo e un riferimento per le comunità locali



12.2.14

[THOMAS KELLEY & CATIE NEWELL.Lecture]

Grandi architetti si sono succeduti all'Accademia Americana quali vincitori del “Rome Prize” da Louis Kahn (’51) a Robert Venturi (’56), da Michael Graves (’62) a Colin Rowe (’70) a Richard Meier (’74). Docenti e architetti del Dottorato di ricerca In Architettura - Teorie e Progetto incontrano due “Rome Prize” del 2013-14 e discutono con gli advisor per l’architettura all’Accademia Americana di Roma.
Thomas Kelley, architetto americano si è specializzato alla Graduate School di Harvard University. Docente all’Illinois Institute di Technology di Chicago, ha realizzato istallazioni, progetti e mostre.
Catie Newell, è Assistant professor al Taubman College Dipartimento di Architettura dell'Università del Michigan. Ha vinto numerosi premi tra cui il premio inaugurale di SOM per Arte e Architettura. Ha fondato Alibi Studio.